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Nome scientifico |
Hypericum perforatum, famiglia Ipericaceae |
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Nomi popolari: |
erba di S. Giovanni, cacciadiavoli |
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Habitat: |
Europa ed Asia, nei campi abbandonati, nelle boscaglie e in tutti i luoghi erbosi asciutti e soleggiati |
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Descrizione: |
Pianta perenne, glabra, ha fusti eretti alti 20-80 cm percorsi da 2 linee rilevate. Le foglie sono opposte, coriacee, ellittico-oblunghe e punteggiate di nero sul margine inferiore, con numerosi punti traslucidi evidenti per trasparenza lungo il lembo. I fiori sono raccolti in corimbi o in pannocchie corimbose alla sommità degli scapi, formati da 5 petali gialli. Il frutto è una capsula. |
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Cenni storici: |
I primi documenti in cui appare l'iperico si devono a Geoffroi, un chimico del XIX secolo, che lo descrive in grado di contenere i cosiddetti ipocondriaci "diventati maniaci al punto di apparire posseduti dal demonio". |
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Curiosità: |
Nel Medioevo si riteneva capace di allontanare gli spiriti maligni e perciò veniva appesa fuori dalle case e portato addosso a mo' di amuleto, o ancora appeso al letto per assicurare un sonno sereno. Spesso la pianta fu anche ritenuta rimedio efficace per le depressioni, in virtù dell'azione stimolante (quasi eccitante) dell'ipericina. Questa sostanza, contenuta nei fiori e nelle foglie, è un colorante rosso con odore simile all'incenso e perciò ritenuto in grado di allontanare il diavolo, in realtà in grado più che altro di lenire le ustioni, anche quelle gravi. |
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Parti utilizzate in terapia: |
le sommità fiorite |
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Principi attivi: |
ipericina (diantrachinone), tannini, olio essenziale (terpeni: alfa-pinene), flavonoidi (quercitina, quercitrina, iperina), vitamina C, acidi caffeico, clorogenico e nicotinico, pectine. |
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Usi della pianta: |
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Preparazioni: |
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