Nome
scientifico
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Rheum
officinale/palmatum L. (Polygonaceae) |
Nomi
popolari:
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rabarbaro |
Habitat:
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Spontaneo
in Cina, Mongolia e Tibet, ora è anche oggetto di colture. |
Descrizione:
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Grandi
piante erbacee perenni con rizoma tubercolizzato. Le foglie, grandi, hanno
lungo picciolo subcilindrico e carnoso, di 30-40 cm di larghezza,
profondamente incise in 5-7 lobi principali. Le nervature sono sporgenti
nella faccia inferiore, colorata in rosso. L'infiorescenza, alta 1-2
metri, è una pannocchia con piccoli fiori bianchi, verdi o rossastri. Il
frutto è una noce trigona, con calice portante tre ali membranose. |
Cenni
storici:
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Marco
Polo lo nomina nel Milione (1200), anche se era noto dai Greci e dai
Romani, ma senza che ne fosse chiara l'origine botanica. L'uso orientale
è antichissimo, e risale a circa 3000 anni prima di Cristo. La
classificazione ufficiale avvenne alla fine dell'800, quando alcune
piantine vennero portate in Europa dal Tibet e poterono essere studiate e
coltivate. Fu allora che Baillon esaminò la pianta, le diede il nome e ne
descrisse le proprietà. |
Curiosità:
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Il
nome deriva dal russo rha = radice, per antonomasia del Rapontico,
una sottospecie di rabarbaro originario delle rive della Vistola. |
Parti
utilizzate in terapia:
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Il
rizoma (di colore rosso bruno, 20-30 cm di lunghezza e 10 cm di larghezza)
essiccato, decorticato e ridotto a pezzi di dimensioni diverse e di colore
arancio, coperti di pulviscolo giallo. |
Principi
attivi:
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Composti
antrachinonici e antranolici in parte liberi e in parte combinati in
forma eterosidica (reina, acido crisofanico) ad azione catartica. |
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Tannini
(ad azione astringente) - acido reotannico. |
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Usi
della pianta:
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A
basse dosi è stomachico e amaro-tonico. Eccita l'appetito per
azione sulla motilità gastrica: si usa nelle dispepsie e nelle
atonie gastriche, specie se associato a droghe analoghe. |
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Colagogo
e coleretico: insufficienza epatica, ittero catarrale sono alcune
patologie in cui il rabarbaro è utile. |
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A
dosi medie è un lassativo. Nella stipsi l'uso del rabarbaro ha
effetto transitorio, e dopo l'uso può sopravvenire un aggravamento
della patologia, per effetto di uno dei tannini. |
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A
dosi elevate è un purgante energico. L'azione si svolge
sull'intestino crasso, e si manifesta con produzione di feci
giallastre o bruno scure, colorazioni dovute sia ai principi del
rabarbaro sia all'aumentata secrezione biliare. |
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Preparazioni:
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DECOTTO
LASSATIVO: rabarbaro rizoma g 30, cascara corteccia g 20, frangula
corteccia g 20, arancio scorze g 20, senna foglie g 10. Un cucchiaio
di tisana per tazza, con 1 g di bicarbonato. Somministrare la sera. |
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GOCCE
EUPEPTICHE: rabarbaro TM g 35, china TM g 35, arancio amaro TM g 20,
genziana TM g 10. 30 gocce dopo i pasti. |
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Controindicazioni:
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dato
l'alto potere purgativo, si raccomanda l'uso saltuario (massimo una volta
alla settimana) e solo alle dosi indicate. |