Un campione, una storia: e sempre così. Proprio una favola per un appassionato di cavalli, quella di Atod Mo. Vogliamo riassumerla su Tuttotrotto, riportando quanto pubblicato su Trottosportsman e cioè un quadretto originale effettuato dall'ottimo Giorgio Martinelli nella sua rubrica «A briglia sciolta», la curatissima intervista di Arrigo Martino a Candido Moretti che sciorina l'intera storia del suo «castrone volante» ed infine l’accorato rilievo di un driver siciliano, Baldassare D’Angelo, che, perdendo Atod Mo, ha avuto il più grande dolore nella sua vita di allenatore e driver ma vuole puntualizzare che il record di Atod ottenuto a tre anni con 1.17.7 Km. lo ha realizzato con lui e nessuno può negarglielo.
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Primo piano per Luciano Bechicchi, validissimo allenatore e driver di Atod Mo. II driver bolognese è tornato avvilito dalla negativa trasferta con Atod Mo di Solvalla e Copenaghen che porta a riflettere attentamente sulle nostre «spedizioni» all’estero. Così come avviene per il galoppo, i «nostri» a livello internazionale contano poco. |
Loredana e Candido Moretti mostrano con evidehte gioia la targa d’oro di Atod Mo scelto quale cavallo dell’anno 1983. Atod Mo e un figlio di Tom Swift (Star’s Pride) e Decusse (Tornese) è stato allevato dal capitano Ermanno Mori di Civitanova Marche. |
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La trasferta a Palermo Caro direttore, la prego voler pubblicare questa mia lettera che mi sono deciso ad inviarle dopo aver letto sul Trottosportsman I’intervi sta al signor Moretti sul cavallo Atod Mo in data 15 marzo. Intervista molto interessante e ben fatta dal giornalista Arrigo Martino ma su cui devo necessariamente fare una precisazione. II signor Moretti so stiene infatti che la trasferta a Palermo fu un autentico disastro. Mi permetto di controbattere questa affermazione poichè egli dimentica che Atod Mo fece a Palermo 9 corse conseguendo 2 quarti, 1 terzo e 4 primi, guadagnando oltre 11 milioni in due mesi di attivita e soprattutto conseguendo con 1.17.7 il giorno 3 marzo il record italiano dei 3 anni. Questo secondo il signor Candido Moretti è da ritenersi una trasferta disastrosa? O forse il signor Moretti è una di quelle persone che dimentica quello che non gli va bene e ricorda soltanto ciò che gli fa piu comodo? Ma scuso per il disturbo arrecatole e pregandola di fare spazio alla mia precisazione le invio distinti saluti. Baldassare D’Angelo |
Candido
Moretti racconta la storia del suo “castrone volante”
ATOD MO NELL’INTIMITA'
E
quanto mai opportuno nel momento in cui le cronache del trotto italiano parlano
soltanto di lui, guardare un po’ piu in profondita nel «fenomeno Atod Mo»;
anche perchè, andando alla scoperta del ... tigre che nasconde dentro, si mette
in luce un personaggio che rischia di essere un tantino dimenticato, e che
invece ha parte primaria nella meravigliosa avventura del «castrone voltante».
Atod Mo, in pratica, ha addirittura cambiato la vita di Candido Mario Moretti,
che adesso il medico lo fa soltanto per mezza giornata, il pomeriggio, perche la
mattina «deve» andare in pista. Lo attacca lui quotidianamente, fa prove, lo
cura, e lo consegna a Luciano Bechicchi soltanto il giorno in cui si corre. Si
è completato cosi un processo di evoluzione della sua passione di ippico
militante, che è la premessa di tutto il discorso che facciamo con Mario
Moretti, alla scoperta dell’intimità di Atod Mo.
–
Oggi posso dire che dall’ippica ho avuto tutto – riconosce Moretti –
perche ho corso come gentleman, poi tra i professionisti, sono stato
rappresentante dei proprietari e presidente di Società, e infine ho avuto Atod
Mo che mi ha dato le soddisfazioni massime che si possano avere da un cavallo.
Non parlo soltanto delle soddisfazioni del proprietario: sono anni, ormai, che
dedico tutta la mia passione all’allenamento, la cosa piu bella che ci possa
essere. La corsa ti impegna due minuti, la preparazione dura mesi, sempre. Tutti
i giorni attaccare, studiare, cambiare, indovinare. Tu credi, diventi un
artista... I nostri guidatori non possono essere artisti, hanno l’assillo del
traguardo. Qui, in una piccola pista di provincia lavori tranquillo, capisci
meglio il cavallo, ti puo venire l’ispirazione. E tutta un’altra cosa. lo
tenevo due o tre cavalli da gentleman, per me e per mia moglie; ad un certo
punto sentii l’impulso di toglierli al guidatore cui li avevo affidati in
ellenamento: si era liberata una scuderia qui a Ravenna, e i miei cavalli me li
portai a casa, per seguirli personalmente, a modo mio. Da quel momento
praticamente non ho piu corso: allenare e molto piu bello. Ho studiato – dice
Mario Moretti – ho letto tutto quello che ho trovato, ho parlato con quelli
che ne sanno piu di me, sono andato in America tutti gli anni, per imparare
anche quello che fanno là. Ho domato tre o guattro cavalli ogni stagione, o
allevati da me, come Macis, o comprati da puledri, come Civril, Quicona, Quorona,
Sirual, Bishof, Batachim. Si puo dire che ha corso l’80 per cento: un buon
risultato del lavoro fatto con passione e con l’aiuto di persone capaci.
–
E poi venne Atod Mo.
–
Fu Quando – racconta Moretti – invece del solito viaggio in America,
decidemmo di fare una spedizione a Palermo, con i cavalli. Pensammo che ci
sarebbero voluti un paio di 3 anni, e andammo da Mori, a trattare Atod Mo ed
Atrumin Mo. Fu una trattativa laboriosa: un giorno si andava avanti, ed uno si
tornava indietro. Tutti li volevano, ma nessuno li comprava. E alla fine
concludemmo l’acquisto. Atod Mo aveva fatto due corse, vincendone una. A
Palermo corse discretamente, ma la spedizione nel complesso fu un disastro: per
la Sicilia fu anche un’estate eccezionalmente fredda, e venne perfino il
terremoto. Con Baldassare D’Angelo, a Napoli, Atod Mo vinse la corsa di
puledri che precedeva il «Lotteria». Fu il primatista della generazione per
un’ora soltanto, perche a Milano andò piu svelto Astro, cavallo che poi
spari. Ma subito dopo Atod Mo cadde in box e fu sul punto di morire. Era
intrasportabile, e dovetti aspettare 20 giorni per andare a prenderlo col van e
portarlo a Ravenna. Da allora e sempre rimasto qui. Quando abbiamo provati di
mandarlo via per più di gualche giorno, lo abbiamo visto intristire, perdere la
sua carica gioiosa. Cosi, da oltre due anni e mezzo, sono lo schiavo di questo
cavallo. Bechicchi e un ottimo interprete. L’anno scorso ancora non ci credeva
del tutto. E io lo capisco: e perchè non lo lavora. Monta su e non sa
esattamente che cosa può fare. Ma poi, dopo quei risultati sonanti nel
Repubblica, nel Due Torri, nel Terme di Montecatini, a Torino e a Trieste, la
fiducia e stata completa. Soltanto a Roma, in chiusura d’anno – riconosce
Moretti – non era lui: poteva essere in schiena a Micado C, ma fu soltanto
quinto. Il giorno dopo partivamo per l’America. Dovevamo star via un mese, ma
passati 20 giorni volli venire a casa, Non era trenguillo, e fu
un’ispirazione. Trovai non bene Atod Mo: aveva un garetto che gli faceva male.
Chiamai il dott. Orsi, l’unico veterinario che l’ha visto, ma due o tre
volte soltanto: l’anno passato corse da me il lunedi di Pasqua, perchè il
cavallo era zoppo e l’avevamo dovuto ritirare sul campo: ma era stato soltanto
un foruncolo in pastoia, e con un’incisione tutto fu subito risolto.
–
Qual’e la giornata di Atod Mo, a Ravenna ?
–
Alle 8, al massimo, sono all’ippodromo, tutte le mattine. Se non deve far
prova, Atod Mo lo attacco per ultimo: adesso ho sette cavalli in scuderia.
Normalmente fa sei giri a rovescio, uno quasi di passo. Due volte la settimana
lo lavoro: tre uscite in pista, la prima piano piano, per 5 o 6 giri, poi un
lavoro a rovescio, e infine 2400 metri alla dritta. Non prendo nemmeno il
cronometro, tanto debbo soltanto trattenerlo per tutta la strada. Soltanto
eccezionalmente, se sta un po’ di tempo senza correre, cambio programma.
Durante l’inverno e stato fermo 45 giorni, e il lunedi prima del Premio Encat
l’ho mandato a Bologna per fare un lavoro sostenuto con Bechicchi: ha fatto
1.20 il primo chilometro e 1.16 il secondo, tirando indietro. Dopo la corsa,
Brighenti mi ha detto: “Per
battere il tuo ce ne vogliono due, oppure il Tornese dei bei tempi...”. E
Sergio e uno che sa quel che dice. Kruger a Padova mi e venuto incontro e
mostrandomi il cronometro ha esclamato: «Suo cavallo 29 scarsi ultimi 400. Dio
mio!».
–
Ma è vero che tu comprasti per buono Atrumin Mo, e Atod Mo era meno quotato?.
–
No, venivano messi praticamente sullo stesso piano. Purtroppo poi Atrumin si
azzoppo senza rimedio. Certo, da puledro, colpiva più lui, per la sua taglia,
mentre Atod Mo era un cavallino vispo, tutto brio. Si e consolidato con l’eta,
diventando un atleta. E rimasto un pacioccone, di carattere. Gradisce la
compagnia, che è sempre numerosa in scuderia: c’è una vera processione,
negli ultimi tempi. E lui sta a sentire la gente che chiacchiera nelle vicinanze
del suo box.
–
Un’altra leggenda probabilmente, è quella che la famosa castrazione e
avvenuta in due volte. Cosa c’e di vero?
–
Effettivamente furono necessari due interventi, non uno, per eliminare le
conseguenze della castrazione. Lo mandai in clinica appena comperato, perche
aveva un ascesso nella zona dei punti. Poi aveva sempre un po’ di secrezione,
segno che qualcosa non andava ancora; finalmente, dopo cinque mesi, mentre lo
passeggiavo mi accorsi che spuntava qualcosa di verde: era un filo di sutura
vagante, che si era sciolto e stava venendo fuori. Cosi fu necessaria un’altra
incisione.
–
E di buon appetito Atod? Che cosa mangia?
–
Mangia un chilo di biada tutte le mattine, appena arriva l’uomo, poi due chili
e mezzo a mezzogiorno, mista a carote e verdure varie, ed altrettanto alla sera.
L’ultima razione spesso se le sgranocchia di notte. Di fieno ne mangia una
cosa giusta, e lo vuole buono: lo vado a cercare io in montagna, e ne faccio una
buona scorta.
Anche
l’uomo che segue Atod Mo e «speciale», e come l’allenatore non e un
professionista ma un autodidatta, per pura passione. Tino, in effetti, era il
camionista che guidava in van su cui veniva imbarcato Atod Mo da Mario Landi, un
vecchio uomo di cavalli con mezzo secolo di esperienza, che aveva incominciato
con Gianni Gambi ai tempi delle famose «frecce azzurre». Ultraottuagenario,
Mario e morto circa un anno fa: ha voluto essere sepolto con una foto di Atod
Mo. Soltanto per lui, non per altri cavalli, Tino, era camionista pensionato, ha
accettato la vita di scuderia ed e accanto ad Atod Mo tutti i giorni. Ultima
domanda a Mario Moretti: quando rivedremo Atod Mo?
–
Dopo tre corse e tre vittorie, bisogna pensarci. Non l’ho nemmeno iscritto al
Lotteria, e solo per le pressioni avute da Torino avevo preso in considerazione
il «Costa Azzurra», ma sono stato quasi contento del numero 15, per decidere
di non andare. Abbiamo ancora, una corsetta a Bologna il giorno 29: faremo
quella, poi si vedrà. Ma un cavallo così merita rispetto, e ci andiamo piano a
fare dei programmi che vadano al di là delle corse per indigeni.
Un appassionato lettore di Tuttotrotto ed ottimo fotografo, Sandro Tinarelli, ha voluto regalarci questa bella immagine di Atod Mo nella sgambatura preliminare del Premio Arnaldo Antinori, svoltosi a Bologna.
A BRIGLIA SCIOLTA
Quando
usciranno queste righe, il «cavallo dell’anno» sara già stato
eletto e quindi non mi si potrà accusare di propaganda elettorale. Perciò
posso parlare tranquillamente di Atod Mo, perche mi preme soprattutto
presentarvelo nell’intimo, spiegare che tipo sia, il suo carattere. In genere
ci si preoccupa poco, in Italia, del carattere dei cavalli, gli uomini che ci
lavorano insieme nella quasi totalità dei casi sostengono che sono soltanto «bestie»
e non si preoccupano proprio delle loro piccole o grandi, palesi o nascoste
esigenze psicologiche. Se la massa dei cavalli, specialmente quelli da corsa,
sono quindi considerati come... bè, diciamo solo che non sono considerati, per
fortuna ogni tanto c’e il campione che fa smuovere le acque in questo senso,
il pubblico specialmente e curioso di sapere che tipo sia, come manifesti la sua
personalita fuori dalla pista. E poichè Atod Mo e un campione, non si potevano
chiedere referenze ed informazioni altro che a Loredana e Candido Moretti (che,
non avendo figli, naturalmente hanno «adottato» a pieno titolo il figlio di
Tom Swift). Dice Loredana, mentre gli occhi gli si illuminano: «Atod Mo e un
bonaccione, un vero pacioccone. Non è viziato, anche perchè non è il nostro
unico figlio, ma ha le sue piccole manie. Prima e più importante delle quali e
quella di voler vivere a tutti i costi a Ravenna, soltanto a Ravenna. Per il
resto, possiamo portarlo a correre dove ci pare purchè lui sappia che, dopo,
tornera al suo box ed alla sua pista. Io penso che i romagnoli, che lo hanno
eletto loro beniamino e portabandiera, lo amino anche per questo. Tutte le
mattine Candido lo attacca per fargli fare ginnastica o prova e lui esegue a
puntino quello che gli si chiede. Poi, la domenica od altro giorno comandato di
gran premio, Bechicchi gli salta in sulky e avete visto quello che sa fare.
Anzi, tempo addietro accadde che Bechicchi lo volle portare nella sua scuderia
all’Arcoveggio, per averlo piu sotto osservazione, per allenarlo
personalmente. Non l’avesse mai fatto: Atod Mo comincio ad essere pigro,
svogliato, a rivelare una stizzosità che ne prima ne poi ha mai manifestato:
non solo, ma addirittura smise quasi di mangiare. Fu giocoforza riportarlo a
Ravenna. Ma, per dire che tipo è, il colpo piu divertente e singolare accadde
la prima volta che lo portammo in trasferta. Fu a Trieste. Qualche ora prima
della corsa, il lad Celestino Muccinelli – un tipico romagnolo entusiasta, che
ha cambiato mestiere per poter stare vicino al nostro cavallo – corse
trafelato da noi per comunicarci, con voce rotta dall’emozione, che Atod Mo
era steso sulla paglia come morto e rantolava in maniera impressionante. Si puo
immaginare come io e Candido ci precipitammo al box col cuore in gola. Be, Atod
Ma era così preoccupato della corsa imminente che se ne stava letteralmente
stravaccato a dormire della grossa e lo spaventoso rantolo non era altro che un
russare da far tremare le pareti...». Questo è Atod Mo in privato: in pubblico
abbiamo visto come si comporta.
DA “TUTTOTROTTO” MARZO-APRILE 1984